martedì 13 aprile 2010

Conoscere il mercato Azionario della Borsa Valori

Report estratto dall'Ebook: Il professionista delle Opzioni di Giovanni Romano

I principali strumenti di negoziazione

In Borsa si compra e si vende di tutto (attività finanziarie
ovviamente), tale compravendita è regolata da determinate norme,
fatte rispettare da un organo di controllo e di vigilanza nazionale a

tutela degli investitori (CONSOB in Italia). Non sono ammessi
strumenti di negoziazione al di fuori dei contratti approvati
ufficialmente e standardizzati.

Esistono molti contratti che regolano i rapporti di compravendita
tra due controparti, le principali sono:

Le azioni (stocks o shares) o titoli di capitale. Sono sicuramente
gli strumenti finanziari più conosciuti e negoziati nel mercato
secondario. Sono ottenute dividendo l'intera capitalizzazione per

il numero di azioni emesse (flottante). L’operazione che serve a
immettere nuove azioni sul mercato viene chiamata split
azionario. L’operazione inversa allo split è il reversal split, ossia

non i più emissione di nuove azioni sul mercato, bensì il
riacquisto e l’estinzione. Le azioni possono essere di più tipi:
ordinarie, privilegiate, e di risparmio. Le principali, ossia le più

conosciute e negoziate sono le azioni ordinarie (common stocks).
Queste corrispondono a unità elementari del patrimonio aziendale
di una Società. In pratica è come se la Società venisse fatta in

tanti piccoli pezzi (finanziariamente) e venduta nel mercato ai
compratori, che divengono dopo l’acquisto soci dell’impresa o
comproprietari e finanziatori interni, acquisendo così parte del

capitale sociale (equity). Gli azionisti sono responsabili
dell’operato aziendale e degli oneri ricorrenti nei limiti del
capitale conferito.

La proprietà conferisce determinati diritti agli azionisti
(shareholders), come il diritto alla divisione degli utili (dividendi)
in ragione delle quote possedute, il diritto alla partecipazione

della divisione del capitale sociale in caso di liquidazione (dopo
aver pagato tutti i debiti verso i finanziatori esterni), sempre in
ragione delle quote possedute, e di partecipare alle decisioni di

“governance” dell’azienda. Infatti ogni qual volta vi sia da
prendere delle decisioni relative alle attività sia caratteristiche che
straordinarie, viene convocata l’assemblea degli azionisti. Nelle

assemblee si giunge al verdetto di importanti decisioni con il voto
espresso da ogni singolo azionista, decisioni e scelte che
influiscono sul futuro dell’azienda. L’influenza decisionale di

ogni azionista è determinata in relazione al montante delle
quotazioni in suo possesso, più azioni si posseggono e più
flottante si controlla, e maggiore è il potere all’interno

dell’assemblea, infatti paradossalmente nella maggior parte dei
casi vale più il voto di un singolo grande azionista (azionista di
maggioranza) che i voti di tanti piccoli azionisti.

Il principale evento che richiede la convocazione dell’assemblea
degli azionisti è l’elezione del consiglio di amministrazione (top
management), che può essere in qualsiasi momento revocato

qualora non abbia a suo favore la maggioranza degli azionisti. Il
membri del consiglio di amministrazione (senior manager)
responsabili illimitatamente dell’operato e degli oneri finanziari

aziendali, a sua volta eleggono sia un presidente del consiglio di
amministrazione, che rappresenta e fa le veci in pubblico e in
assemblea degli amministratori, e sia un amministratore delegato

al fine di ottimizzare la gestione. Quest’ultimo, sempre con i
consensi e le adeguate valutazioni del consiglio di
amministrazione (in quanto gli amministratori sono tutti

ugualmente responsabili della gestione aziendale), organizza,
amministra, assume e nomina il direttore generale e altri general
manager a capo della direzione generale, e gestisce l’azienda con

aspettative di maggior ricavi ed efficienza produttiva, in maniera
tale da aumentarne il più possibile il valore. Quasi sempre gli
individui che ricoprono una carica nel consiglio di
amministrazione sono anche azionisti attivi della Società stessa
(active share holder).

Oltre all’elezione del gruppo manageriale al timone dell’azienda,
in assemblea si vota anche per il collegio sindacale, che ha il
compito di monitorare la modalità gestionale della top

management per confermare la legittimità e la trasparenza della
gestione stessa, tutto ciò allo scopo di tutelare anche e soprattutto
i diritti dei dipendenti. Concludiamo con l’esame delle due

restanti tipologie di azioni, ossia quelle privilegiate e di risparmio.
Le azioni privilegiate differiscono da quelle ordinarie per il fatto
che hanno il diritto di partecipare al riparto degli utili e delle

attività residue in caso di liquidazione societaria prima di quelle
ordinarie, ma in cambio non possono partecipare alle decisioni
aziendali caratteristiche, ma solo a quelle di natura straordinaria.

Le azioni di risparmio sono le azioni che conferiscono un
privilegio ai possessori nella distribuzione dei dividendi azionari.
Ciò significa che vengono pagati prima i dividendi agli azionisti

di risparmio e dopo nel caso l’ utile del periodo lo consenta vi è il
riparto dei dividendi alle azioni privilegiate e ordinarie. Tuttavia
le aziende che emettono queste tipologie di azioni sono molto

residuali. Inoltre sul volere del proprietario le azioni privilegiate o
di risparmio possono essere convertibili in azioni ordinarie.
Idealmente le azioni possono essere divise in: value stocks,
growth stocks e bet stocks.

Le value stock sono azioni emesse da una società con bilanci
solidi, e che producono utili e li distribuiscono tra i soci. Le
growth stock sono società altrettanto solide, ma non

distribuiscono alcun dividendo, cioè l’utile viene completamente
reinvestito in funzione del massimo sviluppo. Tali aziende infatti
sono quelle che hanno il costo unitario azionario più elevato in

quanto permettono una maggiore possibilità di crescita del
capitale. Infine le bet stock sono azioni di società molto giovani o
momentaneamente in crisi, e pertanto risultano poco solide. Sono

una vera e propria scommessa. Un’ulteriore distinzione può essere
fatta osservando il prezzo: ossia le Blue Chips e le Penny stock.

Le Blue Chips sono società che possiedono azioni a valore
unitario elevato (intorno o superiore a 100$ ), le Penny stock al
contrario sono società che hanno il valore unitario di un’ azione

inferiore a un dollaro. Questi ultimi dopo un certo periodo, di
norma 3 mesi, vengono cancellati dal listino (delisted) e verranno
esclusivamente trattate fuori Borsa (Over the counter).

Un’azienda può essere tolta dal listino di Borsa non solo per la
bassa capitalizzazione, ma anche per il basso volume di
contrattazione, cioè i titoli che non interessano più agli investitori

dopo un certo periodo di stallo vengono tolti.
Gli ETF (Exchange traded found), sono fondi comuni di
investimento o panieri di titoli prescelti, divisi per singole quote e

negoziati in Borsa come azioni. Gli ETF infatti sono
giuridicamente nient’ altro che delle Società per azioni
normalmente quotate. Gli ETF investono in valori mobiliari

prescelti suddividendo successivamente il capitale in quote molto
simili ad azioni. Pur trattandosi di fondi comuni di investimento,
gli ETF vengono scambiati di continuo, proprio come titoli

azionari, e come quest’ultimi pagano dei dividendi ai possessori.
Un ETF è caratterizzato da un paniere di titoli quotati in un
particolare mercato o indice di riferimento, il più famoso è l’ETF

del NASDAQ, il QQQQ. L’andamento di un’ETF dipende
dall’andamento complessivo dei titoli scelti per costituirlo e
facenti parte di un mercato di riferimento, nel caso del QQQQ il

NASDAQ. Possiamo distinguere tra Index ETF e ETF gestiti.
Gli Index ETF replicano semplicemente e in maniera del tutto
automatica l’andamento di un paniere di titoli prescelti in un

indice di riferimento. Gli ETF gestiti investono invece in panieri
di titoli scelti in un settore di mercato e che a seconda della
strategia gestionale possono pure cambiare in funzione del

massimo rendimento, hanno infatti dei veri e propri manager che
si occupano della gestione.

Altri strumenti molto interessanti sono i REIT. REIT significa
Real Estate Investment Trust, letteralmente: società fiduciaria per
l'investimento in beni immobili. Sono normali società per azioni

quotate in Borsa, che effettuano e gestiscono investimenti
immobiliari e impartiscono regolarmente gli utili degli
investimenti effettuati.

Poi ci sono le obbligazioni (bonds) o titoli corporate
(obbligazioni societarie private). Sono una cosa nettamente
diversa dalle azioni, infatti rappresentano titoli di credito. Si

definiscono di credito perché l’acquirente dell’obbligazione
comprandola finanzia la società che ha emesso quella data
obbligazione, diventa in sostanza creditore della Società, ossia un

finanziatore esterno, e la Società si trova in posizione di debito
verso il compratore e per quest’ultima in realtà sono titoli di
debito, infatti essa dovrà entro una certa scadenza restituire il

capitale conferito dall’acquirente completamente rivalutato
dell’ammontare di una percentuale di interessi a tasso fisso o
variabile, stabilita precontrattualmente e conferita tramite o una

cedola periodica (tagliandino che permette la riscossione del
dividendo, nel caso delle azioni, e degli interessi, nel caso di
obbligazioni a distribuzione degli interessi) o a scadenza
contratto.

Le obbligazioni sono negoziate nel mercato delle obbligazioni e
dei Titoli di Stato. Comunque è possibile distinguere più tipologie
di obbligazioni, ognuna con clausole contrattuali diverse, le più

importanti sono: obbligazioni ordinarie, obbligazioni convertibili
(in azioni), obbligazioni in valuta, obbligazioni cum warrant,
obbligazioni indicizzate, obbligazioni Zero-coupon ( prive di

cedola periodica ), obbligazioni Drop-lock ( cadi e blocca ) e
obbligazioni in ECU, quest’ultimi emessi da organismi
istituzionali pubblici come Governi nazionali e altre pubbliche

amministrazioni, si parla in tal caso di Titoli di Stato ( negli USA
Treasuries, il più comune T-Bonds ), BOT, cioè Buoni Ordinari
del Tesoro, BTP, CCT, CTS, CTO, CTE, CTR e BTE.

Infine i derivati. Sono strumenti a contratto più particolari
negoziati in Borsa, precisamente nel mercato dei derivati. Tali
strumenti derivati legano due controparti. Sono così denominati

perché il loro valore dipende o deriva dal valore di mercato di
altri strumenti finanziari, o sottostanti (azioni, ETF, indici, valute,
tassi ecc..), a cui il contratto stesso si riferisce.

I principali derivati negoziati nella Borsa valori sono i financial
futures, i warrants, i covered warrants, gli swaps e le opzioni.
Il financial futures è un contratto a termine standardizzato (quelli

prossimi alla scadenza possono essere definiti a pronto termine)
su strumenti finanziari, con il quale le parti si obbligano a
scambiarsi alla scadenza un certo quantitativo di determinate

attività finanziarie (azioni, obbligazioni, indici azionari…) ad un
prezzo stabilito. Possono essere negoziati nel mercato
regolamentato prima della scadenza, con la differenza che

implicano prima o poi l’obbligo di esercizio da parte dell’ultimo
compratore.

Comunque la peculiarità di essere standardizzati, rende questi
contratti interscambiabili tra loro. Ciò rende possibile annullare
impegni di acquisto o di vendita tramite compensazione,

stipulando in tempo e prima della scadenza un contratto di segno
opposto all'originale. In questo modo, verrà evitata la consegna
dall'attività sottostante il contratto. Come per le opzioni anche i

financial futures vengono creati da organi che hanno i requisiti
finanziari per farlo e preposti dalla Commissione di Borsa, e solo
quelli possono essere contrattualizzati.

Essendo strumenti di contrattualizzazione a margine, è necessaria
l’esistenza di una Cassa di Compensazione e Garanzia (CCG), ne
vedremo più approfonditamente la sua funzione in seguito.

L'acquisto di financial futures corrisponde ad una aspettativa di
rialzo dell'attività sottostante, la vendita, invece, sottende una
aspettativa al ribasso. Se le intenzioni fossero speculative la

vendita del financial futures dovrà essere effettuata prima della
scadenza contrattuale. Se invece le intenzioni sono di coprire un
futuro acquisto/vendita dell’attività sottostante è sufficiente
esercitare il contratto a scadenza.

Inoltre in Borsa è stipulabile un altro tipo di contratto future, ossia
il currency future; è un contratto uguale al financial futures
(sempre creato da organi preposti a farlo), solo che ci si obbliga a

scambiare una valuta per un'altra ad una data specifica e al prezzo
(cambio) fissato alla data della contrattazione. Questo strumento
fa leva perciò sul mercato Forex.

Si definisce warrant uno strumento finanziario derivato e quotato
in Borsa. E’ un contratto a premio molto simile ad un’opzione e
può essere negoziato nel mercato regolamentato, solo che a

differenza delle opzioni non può essere venduto allo scoperto,
cioè non lo si può vendere se non posseduto, non avendo così la
facoltà di prendere beneficio dalla diminuzione di volatilità e dal

trascorrere del tempo. Questo compromette seriamente la
flessibilità dello strumento e insabbia a sua volta molte strategie
di trading che con le opzioni sarebbero possibili; per questi motivi

è uno strumento in via di estinzione, completamente rimpiazzato
dalle opzioni. Un warrant consiste in un contratto a premio che
conferisce il diritto, ma non l’obbligo, di sottoscrivere l'acquisto

(detti Warrant Call) o la vendita (detti Warrant Put) di una certa
attività finanziaria sottostante a un prezzo e a una scadenza
stabilita. Come per le opzioni Il prezzo d'acquisto del warrant

prende il nome di premio. A seconda dell’attività sottostante si
distinguono due tipologie di warrants:

1. Warrants: hanno come attività sottostante esclusivamente
azioni.

2. Covered warrants: possono avere come attività sottostante
azioni, obbligazioni, indici azionari o obbligazionari o anche
panieri di titoli, valute o tassi di interesse.

Il valore di un warrant è dato dagli stessi parametri che
definiscono il valore delle opzioni: valore intrinseco ( si
articolano infatti in ITM, ATM e OTM ), valore tempo e volatilità
implicita.

Lo swaps è sempre un contratto a termine tra due controparti
appartenente alla categoria dei derivati. Sono cioè stipulati tra due
controparti privatamente su misura delle esigenze dei
sottoscrittori.

È un derivato dei tassi di interesse o di valute, ha un periodo di
durata obbligatoria e prestabilita precontrattualmente, e consiste
nello scambio di flussi di cassa tra due controparti. Ad esempio A

può acquistare un bond a tasso variabile e corrispondere gli
interessi che percepisce per un arco di tempo a B. B, a sua volta,
acquista un bond a tasso fisso, percepisce gli interessi variabili di

A e gli gira gli interessi a tasso fisso.
Questa struttura può essere utile per immunizzarsi da fluttuazioni
di mercato o gestire fondi comuni. Nell'accordo di swap vengono

stabilite le date in cui i pagamenti verranno effettuati ed il modo
in cui saranno calcolati. È possibile distinguere due tipologie di
operazioni di swap sulla base dei flussi finanziari scambiati:

- swap di interessi (interest rate swap, irs);
- swap di valute (currency swap, cs). Sono molto simili, se non
concettualmente uguali, ai contratti forward, solo che non sono

interscambiabili nel mercato telematico come lo sono questi
ultimi.

In ultima analisi ci sono le opzioni. Le opzioni sono dei contratti
a premio negoziati in Borsa, e precisamente nei mercati preposti
allo scambio dei derivati come CBOE, BOX e PHLX.

Corrispondono a dei contratti in base al quale si acquisisce il
diritto ma non l’obbligo di acquistare (call option) o vendere (put
option) una predeterminata quantità di unità sottostanti. Sono

contratti molto elastici, che possono essere sia acquistati che
venduti allo scoperto.

Le opzioni più utilizzate e negoziate sono senza dubbio le stock
option. Le stock option hanno come sottostante le azioni, e sono
lo strumento più speculativo in assoluto, ciò è dovuto al fatto che

possono far leva su uno dei mercati più liquidi al mondo, quello
azionario, in particolar modo quello USA, e poi perché
raccolgono molti operatori, per cui sono molto utilizzate e facili

da scambiare. Si tratta dello strumento più remunerativo e allo
stesso tempo sicuro del mercato. Ma di questo ne parleremo dopo,
ora terminiamo con la panoramica generale dei mercati borsistici.

Un’altra peculiarità importante è che non esistono solo opzioni
che hanno come sottostante azioni (Stock Options) o ETF, in
realtà quando l'attività sottostante ad una opzione risulta essere un

indice, un’obbligazione, oppure una valuta (contratto forward),
tassi di interesse, o anche un altro contratto derivato come un
futures, allora parleremo rispettivamente di opzioni su indici, di

opzioni su obbligazioni, di opzioni su valute o su forwards,
opzioni su tassi di interesse, e di opzioni su futures. Si tratta in
sostanza di derivati di derivati. Le tecniche di valutazione partono

sempre dalle formule utilizzate per le opzioni su azioni.
Le opzioni sono strumenti che nella minima parte dei casi
vengono utilizzate al fine di esercitarle e al fine di utilizzarle

attraverso strategie di copertura. Ma come già detto nella
maggioranza dei casi sono utilizzate per speculazioni a brevemedio
termine da parte degli operatori.

Per rendere completa la vostra formazione è giusto dedicare
qualche parola a un altro strumento finanziario alla portata dei
comuni risparmiatori, i Fondi comuni di investimento (OICR),

o mutual funds, così definiti perché sono organismi finanziari
che svolgono la funzione di investimento in forma collettiva del
risparmio. Si tratta di raggruppare la somma di più risparmiatori e

investirle collettivamente, cioè unitariamente come un unico
patrimonio.

I fondi comuni di investimento sono nient’altro che un paniere di
attività finanziarie scelte nel mercato dei capitali, che raccolgono
il denaro di risparmiatori che demandano la gestione dei propri

risparmi ad una Società di gestione con personalità giuridica e
capitale distinti da quelli del fondo.

Quest’ultima dividerà l’intero patrimonio in quote di capitale non
negoziabili (se non ETF), che varranno distribuite ai sottoscrittori
in ragione del montante immobilizzato. I fondi comuni sono

gestiti dalle Società di Gestione del Risparmio (SGR), che si
occupano della promozione, istituzione e gestione di fondi
comuni di investimento. Le SGR fanno solitamente parte di un
gruppo bancario o assicurativo e devono avere per legge la forma

giuridica di Società per Azioni e capitale sociale superiore a 1
milione di Euro. Le SGR hanno inoltre nei confronti degli
investitori l’obbligo a operare con diligenza, correttezza e

trasparenza riducendo il rischio di conflitti di interesse. I fondi
comuni, gestiti dai gestori di fondi incaricati dalle SGR, investono
il denaro raccolto presso i sottoscrittori in valori mobiliari che

costituiscono il patrimonio indiviso del fondo, di cui ogni
risparmiatore detiene un certo numero di quote (la quota è la
frazione di patrimonio unitaria del fondo di investimento ed ha un

valore che cambia nel tempo in relazione all'andamento dei titoli
nei quali il fondo investe).

Indipendentemente dalla tipologia di fondo, tutti i partecipanti
hanno gli stessi diritti: i guadagni o le perdite, dal momento che il
fondo non garantisce un rendimento certo (a meno di alcune

tipologie particolari di prodotti), sono in proporzione a quanto
investito, o meglio, in proporzione al numero di quote in
possesso.

I fondi comuni, essendo gestiti da professionisti del settore,
permettono ai piccoli investitori, se ben consigliati, di
sottoscrivere investimenti aderenti al proprio profilo finanziario,

in termini di rischio/rendimento. Inoltre, attraverso i piani di
accumulo, hanno avvicinato al mercato anche coloro che
momentaneamente non disponevano di sostanziosi risparmi. In

relazione agli obiettivi finanziari, al rischio e al rendimento atteso
il risparmiatore può scegliere tra diversi tipi di fondi: bilanciati,
obbligazionari, azionari, monetari o di liquidità e flessibili. Ogni

fondo comune di investimento deve essere regolarmente registrato
o iscritto nell’albo degli intermediari finanziari detenuto presso
l'organo di vigilanza e controllo della Borsa valori. I fondi comuni

di investimento possono essere classificati sulla base di molti
parametri. Una prima distinzione riguarda la modalità di
distribuzione dei profitti:

- fondi a distribuzione dei proventi, in cui le eventuali plusvalenze
realizzate in un arco temporale predefinito possono essere
accreditate in parte o interamente sul conto corrente del
risparmiatore sotto forma di cedola semestrale o annuale;

- fondi ad accumulazione dei proventi, in cui i guadagni
rimangono all'interno del fondo e il sottoscrittore li realizza (cioè
li trasforma in denaro contante) al momento della vendita delle
quote.

Un’ulteriore distinzione deve essere fatta tra:
- fondi chiusi: spesso sottoscritti da una sola categoria di individui
o gruppo di persone, e prevedono il rimborso delle quote
sottoscritte solo in periodi determinati. Sono caratterizzati da un

numero di quote predeterminato ed invariabile nel tempo.
L’ammontare minimo di ogni singola quota è in genere elevato, in
quanto si tratta di investimenti con un livello di rischio spesso
elevato;

- fondi aperti: sottoscritti da qualsiasi individuo o gruppo di
persone, e sono caratterizzati dalla variabilità del patrimonio (che
può quindi di giorno in giorno aumentare o diminuire in funzione

delle nuove sottoscrizioni o delle domande di rimborso delle
quote in circolazione) e rappresentano la forma più diffusa di
fondo.

In fine l’ultima distinzione e tra:
- PAC (Piano di Accumulo di Capitali): acquisto di quote non con
un unico versamento, bensì con versamenti periodici.

- PIC (Piano di Investimento di Capitale): i versamenti dei
sottoscrittori devono essere effettuati in un’unica soluzione.

Un’ulteriore tipologia di fondi sono gli Index founds, si tratta del
tipico investimento in Indici. Gli Index funds sono fondi
caratterizzati da una gestione sostanzialmente passiva, cioè una

strategia di gestione che ha come unico obiettivo replicare la
performance del mercato, senza cercare di ottenere un
extrarendimento.

Il vantaggio principale che offrono è il contenimento dei costi,
che possono essere anche molto inferiori a quelli legati alla
detenzione dei fondi cosiddetti "attivi". Tale differenza è dovuta

ai minori costi di gestione. Gli Index funds vengono gestiti
replicando la composizione dell’indice del mercato scelto (ad
esempio un Index funds sul mercato americano può replicare

l’andamento dell'indice Dow Jones Industrial Average, etc.).
L’indicizzazione può essere effettuata detenendo in portafoglio
tutte le attività finanziarie appartenenti all’indice nella stessa

proporzione (effettuando dunque movimenti solo quando vengono
aggiunti o eliminati titoli dall’indice), oppure replicando l’indice
con un numero inferiore di titoli utilizzando particolari tecniche di

selezione del portafoglio per scegliere i titoli più appropriati.
Sono inoltre presenti gli Hedge founds. Gli Hedge funds sono
prodotti simili nella struttura ai fondi comuni di investimento.

Rispetto a questi ultimi, si differenziano per la strategia di
gestione adottata e per il numero di strumenti e tecniche a
disposizione dei gestori. Si distinguono dai fondi comuni

tradizionali per i seguenti elementi:
- limitazione all’ingresso: la partecipazione al fondo è in genere
riservata a investitori istituzionali, qualificati, o risparmiatori con

disponibilità patrimoniali consistenti. Inizialmente, la soglia
d'ingresso era stata stabilita in un milione di euro, in seguito
ridotta a 500 mila. Solitamente vi è anche un numero massimo

previsto di partecipanti (in Italia, 200 per fondo);
- limitazione all’uscita: la particolarità delle tecniche di gestione
utilizzate determina la necessità di mantenere stabile il patrimonio

impiegato; spesso quindi gli Hedge funds prevedono dei periodi
di immobilizzo pari anche ad un anno e oltre. In aggiunta a questo
occorre precisare che molti Hedge funds forniscono una

valorizzazione solo a livello mensile;
- strategie di investimento: gli Hedge funds sono caratterizzati da
una maggiore libertà nella scelta delle strategie di investimento da
adottare.

Ad esempio possono utilizzare:
- la leva finanziaria: il controvalore degli strumenti finanziari
detenuti in portafoglio può essere superiore al patrimonio

effettivamente disponibile, utilizzando l’indebitamento o
l’investimento in strumenti derivati;

- le tecniche di arbitraggio, cioè la compravendita simultanea di
titoli collegati per trarre vantaggio da una discrepanza di prezzi;

- vendite allo scoperto, cioè operazioni effettuate con titoli non
posseduti, finalizzate a conseguire profitti o a coprirsi contro i
ribassi del mercato. In pratica, la scommessa del gestore è che,

dopo aver venduto i titoli, questi perdano valore. In questo modo,
quando per concludere l'operazione dovrà riacquistarli, lo farà a
un prezzo inferiore, incassando quindi una plusvalenza.

Sono disponibili inoltre i fondi di fondo, ossia fondi comuni il cui
portafoglio è costituito non da titoli, ma da quote di altri fondi. La
diversificazione è la caratteristica principale di questa tipologia di

fondi la cui gestione è incentrata sulla scelta dei fondi da inserire
in portafoglio (di solito 25-30). Potendo investire anche in quote
di Hedge funds, i fondi di fondi costituiscono per il piccolo

risparmiatore un accesso diretto a questi ultimi, spesso loro
preclusi a causa dell'elevata soglia di patrimonio in entrata.
Sono presenti inoltre le SICAV (Società di investimento a

capitale variabile), ossia Organismi di Investimento Collettivo del
Risparmio. Può essere paragonata a un fondo comune
d'investimento, dal quale si differenzia perché, mentre nel Fondo

d'investimento l’investitore è titolare di una quota del fondo
stesso, che viene amministrato da una Società di gestione distinta,
nella SICAV l'investitore assume la qualifica di socio della

Società gerente, il cui patrimonio coincide con il patrimonio
amministrato.

Altra tipologia di fondi comuni sono i fondi immobiliari. Cioè si
affida il proprio risparmio a una SGR che si occupa di
investimenti immobiliari. Si dividono in aperti e chiusi.

Per valutare un fondo comune di investimento si usa il
benchmark. Il benchmark è un parametro oggettivo di riferimento
con cui confrontare l'andamento del fondo comune e valutare il

profilo di rischio. È costituito da uno o più indici di mercato,
elaborati da soggetti terzi, che sintetizzano l'andamento dei
mercati in cui investe il fondo.

Oggi i fondi comuni di investimento rivestono una grande
importanza socio-economica, in quanto risultano l’unica fonte alla
portata dei risparmiatori garante di una previdenza pensionistica

(fondi pensione e fondi per l’ accantonamento e maturazione dei
TFR) e sanitaria (fondi fiduciari) complementare a quella
contributiva ordinaria.

Autore: Giovanni Romano

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono graditi. Ogni commento verrà visionato e moderato, se non sarà inerente all'argomento, o contenente SPAM sarà rimosso. Buon proseguimento!

Condividi

Share |