La borsa Valori
La Borsa valori è un mercato ufficiale, organizzato e
regolamentato per la negoziazione di valori mobiliari, ovvero di
strumenti finanziari che sono rappresentativi di quote di capitale
di un’impresa (azioni), di debiti (obbligazioni) o sono da questi
derivati (opzioni e futures). In realtà la Borsa è definita “mercato
secondario” in quanto è contrapposta al “mercato primario”, cioè
il mercato dove un’azienda nasce e si sviluppa solo dopo aver
raggiunto una certa dimensione e determinati parametri finanziari
può essere ammessa al mercato secondario, ossia alla quotazione
in Borsa.
Per questo motivo la dimensione del mercato secondario è
decisamente maggiore in termini di capitalizzazione. La Borsa
valori nasce ufficialmente nel lontano 1719 a Parigi (la Bourse de
Paris), ma divenne un fenomeno di “massa” solo nella seconda
metà del ’900 con l’era post-industriale. In economia per
“mercato” si intende il complesso degli atti di scambio che si
manifestano, o che potrebbero manifestarsi, in rapporto ad un
determinato prodotto. Dal 18 luglio 1994 gli strumenti finanziari
scambiati in Borsa vengono negoziati attraverso il sistema
telematico della Borsa valori, costituito da una rete di elaboratori
e terminali, che permette di gestire automaticamente l'incrocio tra
la domanda e l’offerta di strumenti finanziari.
In precedenza il sistema di negoziazione era alle “grida”, era
appunto un mercato “fisico”, determinato da persone che
negoziavano fisicamente in una grande sala; la contrattazione di
un titolo avveniva, e ancora oggi avviene, in un determinato arco
orario, durante il quale gli intermediari gridavano i prezzi ai quali
erano disposti a vendere o ad acquistare fin che non si perveniva a
un prezzo ultimo (last price) con il quale avveniva la transazione,
o meglio lo scambio. Ma attenzione: io sto parlando di Borsa in
senso lato per descrivere il concetto stesso di Borsa. In realtà la
Borsa non è una sola, esistono una molteplicità di Borse valori,
così come una molteplicità di mercati finanziari in esse contenuti.
Ogni paese industrializzato che si rispetti ha uno o più mercati
regolamentati in cui sono quotate le aziende nazionali più
capitalizzate, cioè Corporation (Corp.) e Incorporation (Inc.),
ossia Public Company (Co.), in Italia riconosciute come Società
per azioni (S.p.A). Oltre a queste negli USA sono quotate pure le
Public Limited Company (Plc.). Questi ultimi corrispondono
rispettivamente alle classiche Società in accomandita per azioni
italiane (S.a.p.a).
La Borsa è un mercato regolamentato. Si definisce regolamentato
perché ogni Borsa ha le proprie regole (fatte rispettare da un
organo di controllo), e stabilisce i requisiti di ingresso alla
quotazione in base al potenziale sviluppo industriale e
macroeconomico del proprio paese.
Vivendo in piena era di globalizzazione ogni impresa ha la libertà
di scegliere il mercato in cui farsi quotare, indipendentemente
dalla locazione di origine e delle sedi centrali di produzione e
amministrazione. Badate che non tutte le Società possono essere
quotate in Borsa, ma solo le Società di capitali che hanno un
capitale sociale adeguato ai requisiti di ingresso, cioè che
soddisfano determinati requisiti in termini di dimensioni
(economici, tecnico-produttivi, patrimoniali e organizzativi), in
termini di “economie di scala” (grossi volumi di produzione a
costi unitari molto competitivi) sia a monte (volume di
approvvigionamento elevato presso i fornitori e costi unitari
ridotti), che a valle (volume di produzione elevato e costi unitari
ridotti per i consumatori), e in termini di capitalizzazione (market
cap). Infatti tali requisiti sono spesso molto ferrei e poco flessibili
(comunque variano da mercato a mercato) tanto che a volte
possono compromettere i sani principi di una solida concorrenza.
Sono escluse dalla quotazione sia le imprese individuali che le
semplici Società di persone. Inoltre, ricordate che la Borsa in
generale è vista come un unico e singolo grande mercato, ma in
realtà una Borsa contiene più mercati quotati al suo interno, a sua
volta ognuno ordinato al suo interno in settori di contrattazione un
tempo delineati dai così detti “recinti” (pit), ossia spazi riservati
alle contrattazioni alle grida di specifici beni economici o servizi
appartenenti a uno specifico settore di mercato; ad esempio c’era
il recinto dove si negoziavano i tecnologici, gli energetici, i
farmaceutici… Ma oggi, trattandosi di una gestione del tutto
telematica, la divisione in settori è del tutto ideale, comunque tali
mercati in Borsa sono tra loro divisi e ordinati in settori e a ogni
settore spettava il proprio recinto, dove avvenivano le
negoziazioni dei beni in questione. Purtroppo con l’avvento del
sistema telematico i recinti sono spariti, questo perché
praticamente non esiste più alcun luogo “fisico” in cui esercitare
le contrattazioni.
Le dimensioni della Borsa Valori sono legate soprattutto al
numero e alle dimensioni delle aziende quotate, al numero degli
operatori e dei risparmiatori, e infine dalle varie tipologie degli
strumenti finanziari contrattualizzabili.
Molto importante prima di procedere è capire la differenza tra
mercati cash o spot, e mercati dei derivati e dei futures. Nel
mercato cash o spot si negoziano contratti a contanti o a pronti
(azioni, obbligazioni, indici…), nel mercato dei derivati e dei
futures invece si negoziano contratti a termine e a premio, il cui
valore preclude l’esistenza di uno specifico sottostante.
A che cosa serve la Borsa?
La Borsa ha una funzione essenziale in uno scenario
industrializzato, è come il “motore” dell’economia, un luogo in
cui aziende e consumatori possono vincere insieme; questo perché
in Borsa le aziende trovano i finanziamenti necessari per
accrescere la loro attività e la loro dimensione. L’alto grado di
tecnologia e sviluppo industriale cui abbiamo assistito
nell’occidente dalla seconda metà del ’900 coincide con la
diffusione della Borsa valori.
In Borsa le aziende trovano i finanziamenti necessari per crescere
e arricchirsi, creando nuovi posti di lavoro. Arricchendosi, si
valorizza l’azienda stessa e di conseguenza l’intero apparato
economico del conteso sociale in cui è ubicata. Ma a trarne
vantaggio non sono solo le aziende, ma come ho già detto anche i
consumatori, dando loro l’opportunità di partecipare alla
ricchezza prodotta dall’azienda che loro stessi finanziano
operando in Borsa.
A mio avviso è un modo perfetto per rendere più “democratico” il
mondo finanziario, perché le aziende in questo modo non si
chiudono in una “brutta” governance a proprietà ristretta, facendo
in tal modo solo gli affari dei proprietari, ma si aprono al
pubblico. Non è un piacere diventare azionista, e quindi socio, di
una casa farmaceutica che propone un nuovo farmaco guaritore
frutto di ricerche finanziate dalla tua stessa partecipazione? Io
sono un accanito procacciatore d’affari, ma se quest’ultimi si
possono fare con una cosa utile, ancora meglio !
Differenza tra Corporation e Incorporation
Operando nel mercato USA troveremo spesso imprese di natura
Corp. e Inc. La differenza sostanziale tra una Corporation (Corp.)
e una Incorporation (Inc.) è nel sistema di governance. Una
Corporation non riconosce una marcata differenziazione tra
proprietà e managment. Infatti spesso l’azionista di maggioranza
(vedi Bill Gates) è primo proprietario e presidente del consiglio di
amministrazione, cioè svolge ruoli di management alla pari degli
altri amministratori, in modo che la responsabilità ed eventuali
oneri finanziari verso terzi creditori risultano essere legati anche
alla proprietà, non solo ai managers. L’Incorporation invece
riconosce una marcata distinzione tra proprietà e management,
infatti la responsabilità amministrativa e gli oneri finanziari verso
terzi creditori è completamente delegata ai manager che
compongono il consiglio di amministrazione, e non agli azionisti
di maggioranza.
Che genere di beni sono scambiati in Borsa
Come ho già detto, la Borsa può essere considerata come un
grande mercato in cui vengono scambiati ogni genere di beni;
badate che si tratta di beni cartacei, che sono una rappresentanza
finanziaria del bene a cui si riferiscono. Tali attività finanziarie
possono essere di diversa natura e conferiscono al beneficiario dei
diritti legati al possesso di una determinata attività finanziaria,
emessa direttamente sul mercato dalle aziende quotate, ossia
aziende di produzione diretta o indiretta di beni economici o
servizi, o grandi imprese commerciali di semplice erogazione e
distribuzione, oppure può essere emessa da soggetti ed enti
preposti.
La Borsa è fantastica, si può trarre profitto da titoli finanziari che
rappresentano qualsiasi attività imprenditoriale, dai beni di
consumo quotidiani come alimentari ed elettricità, a beni come
petrolio, oro e tecnologie militari.
I settori
Gli investitori istituzionali solitamente classificano i titoli azionari
in base alla loro attività produttiva in due grandi settori: beni di
consumo “ciclici” e beni di consumo “non ciclici”. La differenza
sostanziale tra i due sta nella “reattività” della domanda ad essi
legata rispetto all’andamento complessivo dell’economia. La
reattività è una grandezza che esprime la sensibilità della
domanda di una data attività finanziaria rispetto alle variazioni
economiche, tra cui il prezzo; gli studiosi di microeconomia la
definiscono elasticità.
I beni di consumo “ciclici” sono quei beni “elastici”, che
risentono fortemente dell’andamento dei consumi e quindi
dall’andamento economico di un contesto socio-politico in cui le
aziende sono ubicate o i cui prodotti sono distribuiti. La loro
domanda, infatti, dipende molto dai periodi di “espansione” o
“recessione” dell’economia in generale, cioè dalla ciclicità di
quest’ultima.
I beni di consumo “non ciclici” sono quei beni “anelastici”, così
detti “difensivi”, poiché non seguono gli alti e bassi
dell’economia (riconosciuti sotto il nome di commodities); questa
loro caratteristica è dovuta principalmente al fatto che si tratta di
beni di prima necessità che non risentono in maniera particolare
delle variazioni economiche, e sono utilizzati in qualunque
contesto socio-economico e politico, come alimentari,
farmaceutici, utilities, energetici ecc.
Conoscere tali settori è importantissimo perché ti consentono di
trarre vantaggio da qualsiasi scenario politico, sociale ed
economico. Ritengo sia una cosa fondamentale capire i settori,
perché ciò può portare a grossi guadagni, e poi perché è bello fare
soldi con consapevolezza.
Inoltre penso che fare trading sia un METODO, e ognuno
sviluppa il proprio in maniera estremamente soggettiva, uno degli
obbiettivi di questo report è fornirti le informazioni necessarie
per creare il tuo “trading system” (modo di fare trading). Per
trading system si intende sia le modalità e le strategie di
previsione e profitto, che il paniere di aziende “predilette”
dall’operatore stesso, ossia dal trader. Per esempio a me piace
molto investire in tre settori che amo tanto, e sono: i tecnologici,
le materie prime e gli energetici. Adesso vi fornisco una tabella
dove classificherò i settori di mercato in base alle due categorie
sopra citate, vi sarà certamente utile:
La privatizzazione dei mercati mobiliari
Oggi i mercati Borsistici sono tutti privati, cioè ogni mercato è
gestito e amministrato da società fondatrici del mercato stesso. Si
tratta di società comunque in grado di gestire, e in alcuni casi
immettere liquidità, nominare e amministrare gli enti funzionali
quali la Clearing House e il Consiglio di Borsa, nonché
l’assunzione di floor broker specializzati, e nel caso si tratti di un
mercato totalmente telematico, l’approvvigionamento di
sofisticatissimi terminali per la negoziazione. Comunque ogni
mercato per essere ufficializzato ed essere sottoposto al controllo
della Commissione di Borsa, deve essere iscritto a un apposito
albo. Ovviamente i requisiti all’ufficializzazione richiedono
determinati parametri preordinati in termini di capitalizzazione,
liquidità e numero di operatori. Il NYSE è il mercato più grande
del mondo in termini di capitalizzazione. Se pur sia difficile
comunque far concorrenza a questo colosso di mercato alla quale
tutte le aziende del mondo aspirano, con l’estinzione dei vecchi
mercati “trading room”, cioè alle grida, e il passaggio ai circuiti
telematici privati, ossia gli Exchange network comunication
(ECN), la concorrenza tra mercati è molto più ferrata, questo
perché sono venuti alla ribalta molti mercati nuovi, e che possono
intimorire le vecchie istituzioni borsistiche, il NASDAQ ne è un
limpido esempio.
Oltre ai mercati ufficiali esistono comunque dei mercati non
soggetti a una regolamentazione precisa e ne tantomeno
all’ufficializzazione. Sono i mercati Over the counter ( OTC ),
riconosciuti pure come terzo mercato. Si tratta di mercati privati
in cui avvengono le contrattazioni di strumenti finanziari non
standardizzati e al di fuori di quelli regolamentati. Tali mercati
sono il complesso delle operazioni di compravendita di titoli che
non figurano nei listini di Borsa. Si tratta spesso di mercati
rischiosi in termini di solvibilità delle controparti e poco liquidi
per il ridotto numero degli operatori.
L’offerta pubblica societaria
Come ho già accennato, non tutte le Società possono essere
quotate in Borsa, ma solo quelle che hanno raggiunto determinati
volumi societari e finanziari. Un’azienda si accresce e si sviluppa
nel mercato primario, quando la crescita finanziaria e produttiva è
sufficientemente elevata può presentare la richiesta di ammissione
alla quotazione in Borsa, la società responsabile dopo le adeguate
verifiche, dichiarerà la possibilità o meno di effettuare un’offerta
pubblica di vendita (OPV, in inglese IPO, ossia initial pubblic
offer) da proporre agli investitori del mercato da parte della
società emittente e la successiva e adeguata divisione in azioni del
capitale sociale stesso.
Quest’ultima infatti collocherà sul mercato una quantità stabilita
di azioni ed ad un prezzo prefissato. Solitamente, per allargare la
proprietà della società e trovare più finanziamenti, in maniera tale
da renderla idonea alla quotazione, spesso si decide di costituire
delle PRE-IPO, ossia la divisione del capitale aziendale tra una
ristretta cerchia di soci (venture capitalists), ancor prima della
presentazione dell’offerta pubblica iniziale, oppure si decide di
porre l’offerta inizialmente nel cosiddetto Borsino, ossia come
un’anticamera della Borsa dove si quotano le aziende più piccole
ma in “rampa di lancio” per la Borsa vera e propria.
A questo punto siamo entrati nei più profondi “ingranaggi” del
capitalismo moderno. Inoltre durante il corso della vita di
un’azienda quotata, è sempre possibile emettere delle nuove
azioni tramite l’offerta pubblica di sottoscrizione (OPS). Consiste
nel collocamento sul mercato di una prefissata quantità di nuove
azioni a prezzo stabilito nel caso di un aumento del capitale
sociale.
Concludiamo il paragrafo con un’altra offerta pubblica non più
fatta da una società, ma bensì da un soggetto giuridico potenziale
azionista-acquirente, sto parlando dell’offerta pubblica d’acquisto.
È un’operazione il cui fine è di acquistare una partecipazione
azionaria molto rilevante, infatti si può parlare in questi frangenti
addirittura di acquisizione; è necessaria ogni qual volta si intende
comprare più del 25% del capitale sociale di una Società.
L’offerta pubblica d’acquisto può essere:
- consensuale: quando il consiglio di amministrazione della
società oggetto di scalata si pronuncia favorevole all'offerta
stessa;
- ostile: quando il consiglio di amministrazione della società
oggetto della scalata si pronuncia contrario all’offerta stessa.
Comunque la costituzione di una società per azioni preclude due
prerogative:una è il versamento minimo di quote in denaro, e
l’altra è il conferimento, non obbligatorio, di quote in natura,
ossia di beni patrimoniali. Le quote in natura possono essere
trasferite solo dopo il controllo dell’autentica valutazione da parte
di enti preposti dal tribunale, dopo di che immesse nel valore
nominale delle azioni come parte integrante della quota oltre al
denaro depositato. Le azioni verranno depositate in una banca
depositaria per il loro intero valore nominale.
Differenza tra Borsa valori e Borsa merci
Il termine Borsa in generale mira a indicare un mercato
secondario organizzato all’interno del quale sono negoziati valori,
merci e servizi.
È possibile operare una distinzione tra Borsa valori e Borsa merci,
principalmente sulla base dei prodotti e servizi scambiati e della
particolare tipologia di affari commerciali che ivi hanno luogo.
La Borsa merci è il mercato organizzato all’interno del quale
avviene lo scambio di merci di vario tipo (quali, ad esempio,
bestiame, lana ecc.). Le merci sono depositate in appositi
magazzini; la Borsa merci è il luogo deputato allo scambio di
denaro e polizze di deposito, le quali attestano la disponibilità in
magazzino di una certa merce e conferiscono a chi ne viene in
possesso il diritto a ottenere la merce in questione. In genere, le
polizza di deposito possono anche essere scambiate con altri
acquirenti, senza che vi sia quindi l’obbligo di ritirare la merce
acquistata.
La Borsa merci è un sistema funzionante ancora con il vecchio
sistema alle “grida”. La spiegazione di ciò sta nel fatto che nella
Borsa merci non si negoziano beni finanziari cartacei, bensì
sempre beni cartacei, riferiti però a beni di consumo, o meglio
materie prime.
La Borsa valori è invece il mercato organizzato deputato allo
scambio e alla negoziazione di strumenti finanziari, quali ad
esempio azioni, obbligazioni, warrant, opzioni, ecc. Perciò mentre
nella Borsa merci per conseguire dei profitti si fa leva sulla
compra/vendita delle aziende, nella Borsa valori si fa leva sul
capitale delle aziende. Quale dei due è più liquido? Beh
ovviamente la Borsa valori.
Autore: Giovanni Romano
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono graditi. Ogni commento verrà visionato e moderato, se non sarà inerente all'argomento, o contenente SPAM sarà rimosso. Buon proseguimento!